Choro in Italia

Dopo decenni in ombra, dagli anni intorno al 1970 gira per il mondo, ed è parte organica dell’immagine artistica del Brasile.
Il richiamo più affettuoso, perché legato all’infanzia – di chi c’era – è il più volte ricordato stacchetto musicale della RAI, anni ’50 e ’60: il celeberrimo Delicado, forse il maggior successo internazionale del Re del Cavaquinho, Waldir Azevedo, seguito a ruota da Tico Tico no Fubà – riferiamo, con tutte le dovute riserve, considerato “la musica più registrata del ‘900 “  .
Walt Disney aveva inserito alcuni choro famosi nella colonna sonora del film«Você jà foi à Bahia?»che ospita lo choro di Benedito Lacerda «Flauta e Pandeiro».

​Lo Choro brasiliano era già conosciuto in Italia, ma era una musica senza nome.
L’incontro prima metaforico, in seguito reale, per due volte nella sua casa di Copacabana, con
Ary Vasconcelos – considerato il maggior studioso e storico dello Choro e della
Música Popular Brasileira – M P B – mi è stato di sprone a tradurre la parte discorsiva del più importante libro di Vasconcelos, ‹‹Carinhoso etc. – Història e Inventàrio do Choro” 1984, 
Rio de Janeiro, Gràfica Editora do Livro Ltda››,
Alla traduzione, integrata con altri scritti, è seguita l’epitome dai libri dei musicisti e studiosi Henrique Cazes e Andrè Diniz. Chi scrive vede, nei libri degli autori qui ricordati, una sorta di prosecuzione del lavoro del sorridente professore di Copacabana.
Di certo, l’integrazione con i libri “Choro, do quintal ao municipal” di Henrique Cazes e “Almanaque do Choro” di Andrè Diniz propone una visione assai più vicina al punto di vista attuale, e condivisa con la sensibilità contemporanea non solo in Brasile ma anche nei Paesi – Italia compresa – dove lo Choro comincia ad essere conosciuto e studiato, al pari dei mille rivoli della musica afrodiscendente statunitense a partire dagli anni Venti del ‘900.
Questa sintesi ha dato origine a un manoscritto che – tranne errori da parte di chi scrive – si pone come uno dei primi lavori divulgativi sullo Choro brasiliano in italiano. Come legittimamente il blues, il jazz e tutti gli altri rivoli del grande fiume – chiamato musica afroamericana statunitense -venivano minuziosamente analizzati sin dal loro nascere, nello stesso modo il fiume afrobrasiliano – per rimanere nella metafora – veniva occultato nel cono d’ombra, ma non al punto da essere del tutto sconosciuto.
Oggi la più volte ricordata situazione dei suoni planetari brasiliani, ben presenti all’immaginario collettivo, dedica la dovuta importanza alle sue radici, e lo Choro gira per il mondo: recentemente in Italia sono state fondate le Case dello Choro di Torino e Roma, e altri centri studi e germogli musicali di inedita vitalità afrobrasiliana.